Gioele Dix
Di e con Gioele Dix
La voce di Maxitel è di Elda Olivieri
Musiche originali eseguite da Mario Guarnera
Scene Angelo Lodi
Produzione Giovit
Ristrutturare è veramente parola dei nostri
tempi. Significa coniugare il bisogno e la voglia
di cambiamento con l’esigenza di conservare
ciò che di buono resta del passato. Durante
le ristrutturazioni si respira un’aria benefica,
ogni modifica e ogni miglioria appaiono possibili
e un futuro - finalmente accettabile e giusto!
- pare a portata di mano.
Ma la grande voglia indiscriminata di cambiare
- non importa come, basta che si cambi - il ripetere
da ogni parte che bisogna fare piazza
pulita, nascondono una trappola: si sgombera
realmente la piazza del vecchiume, ma si intasano
di detriti tutte le vie adiacenti.
E' vero, c'è molto da ristrutturare e
ognuno è libero di ristrutturare quello
che vuole. In realtà, si ristruttura quello
che si può: le relazioni familiari, il
sistema elettorale, la facciata del palazzo, l'appartamento
di proprietà. Con quali risultati, difficile
dirlo. Ma si fa strada un controverso stato d’animo:
euforia per il nuovo (che però ancora non
è arrivato) e frustrazione per il vecchio
(che ancora non si è tolto di mezzo).
In “Sto ristrutturando”, Gioele Dix
indaga tra le pieghe di questa sindrome del cambiamento
mancato, evidenziando, con buona dose
di auto-ironia, la tentazione del disimpegno individuale
e della fuga dai sogni e bisogni condivisi, della
cosiddetta “gente”.
“L'appartamento nel quale si introduce il
protagonista necessita di urgenti lavori di ripristino.
E' un appartamento che nel frasario delle agenzie
immobiliari verrebbe definito "prestigioso":
i soffitti alti, stucchi e archi, porte con fregi,
tappezzerie pregiate, ma tutto in avanzato stato
di abbandono. La presenza di un piccolo ponteggio,
di qualche barattolo di vernice, nonché
di una porta nuovissima, ma di dimensioni sbagliate,
abbandonata su un lato, fa supporre che una qualche
ristrutturazione sia in corso, ma che proceda
con estrema lentezza e confusione.
Dall'esterno provengono inquietanti rumori di
esplosioni, di crolli, ma anche
urla ed insulti.
Le condizioni strutturali e ambientali di quell'appartamento assomigliano a quelle in cui si trova il nostro Paese, che vive un momento confuso, caotico, nel quale si mischiano, in una sorta di minestrone umano-giudiziario-istituzional-televisivo, segnali positivi di risveglio e rinnovamento, desideri di vendetta sommaria, trasformismi imbarazzanti, volgarità intellettuali, spinte verso la solidarietà, sogni forcaioli.
Il protagonista di "Sto ristrutturando",
convinto di poter contribuire personalmente al
lavoro dell'impresa che ha in appalto il lavoro
di riordino dell'appartamento, torna più
volte sul luogo per capire "che fare",
ma non trova nessuno, né addetto,
né non addetto ai lavori.
Nella sua indagine è aiutato però
da una singolare macchina parlante, il Maxitel,
sorta di computer multifunzionale in grado di
fornire contemporaneamente elenchi di ogni genere,
pasti caldi, musica d'ambiente e informazioni
riservate. L'uomo si indigna, si commuove, si
diverte, litiga con la macchina. Infine scopre
il vero progetto di ristrutturazione e si dissocia.
Il finale è sospeso, come è logico
che sia per uno spettacolo che si nutre di perplessità
e che parla di storia contemporanea, anzi simultanea.
Considero questo spettacolo teatrale un'occasione
per dare sfogo a qualche pensiero non moderato
sul momento che viviamo e per far ridere su alcuni
aspetti grotteschi (persino atroci, a volte) dell'ansia
rinnovatrice che pare pervadere proprio coloro
che meno sono in grado di rinnovarsi.
Con ironia e qualche diffidenza, con un occhio
ai soliti grandi misteri insoluti
della vita pubblica e con l'altro occhio agli
insoliti piccoli misteri del nostro privato”.
Gioele Dix