di Francesco Tullio Altan
con Gioele Dix, Bustric, Giorgio
Scaramuzzino, Gabriella Picciau, Elsa Bossi, Simona
Guarino, Daniela Biava, Federico Vanni, Massimiliano
Caretta, Elena Dragonetti.
TEATRO DELL’ARCHIVOLTO in collaborazione
con
XXXIV Festival teatrale di Borgio Verezzi
Un bizzarro comicissimo spettacolo di tragedie
in due battute, canzoni, strane storie, monologhi,
dialoghi travolgenti e amari recitati e agiti
dai personaggi simbolo di Altan, governati da
due paradossali divinità alle prese con
un'improbabile creazione del mondo.
Altan in palcoscenico. Per far sorridere, e anche
un po’ per deridere, nei modi nevrotici,
illuminati, sofisticati e acutamente contemporanei
che sono segno caratteristico dello scrittore,
narratore, disegnatore italiano più geniale
e fulminante.
- Disoccupazione giovanile in aumento, onorevole!
- Porco cane, ma non invecchiano mai?
In scena ogni parola si riappropria della propria
faccia, sulle righe degli aforismi si depositano
nasi a proboscide, guance cascanti, occhi acquosi,
boccoli ribelli a forma di corno a riprendere
i geniali disegni originali. Lo spettacolo è
un bizzarro balletto di tragedie in due battute,
canzoni, strane storie, monologhi, dialoghi travolgenti
e amari, recitati e agiti dai personaggi simbolo
di Altan: giovani, vecchi, bambini, politici e
operai modello Cipputi.
Recitato, cantato, danzato da dieci attori, lo
spettacolo si struttura narrativamente su un corpo
centrale ispirato al racconto a fumetti TRINO,
dove due paradossali divinità danno vita
a irresistibili duetti che narrano di una improbabile
creazione del mondo, tra comica irriverenza e
bizzarro fiuto teologico.
Questa strana genesi, condotta con fretta ed eccesso
di tirchieria, produrrà inevitabilmente
un mondo popolato da creature imperfette, ridicole
e inadeguate: i CUORI PAZZI di Altan. E qui si
scatena di nuovo la penna dell’autore che
ci mostra, da Eva ai giorni nostri, uno spietato
ed esilarante dizionario dei luoghi comuni della
nostra epoca, unendo la sua ineguagliabile arte
di far ridere con una limpida lezione morale.
Le storie di Altan straripano, come le forme fisiche che disegna, mostrandoci, alla maniera di un Dickens contemporaneo, una tribù umana vista con gli occhi di un comico, acuto antropologo.