 
                                di 
Gioele Dix, Sergio Fantoni, Nicola Fano
con Edmarcia De Andrade
e Matteo Malavasi
scene di Gianfranco Padovani
musiche di Cesare Picco
regiaSergio Fantoni
                                
produzione La Contemporanea - Giovit S.r.l
                                
"Tutta
                                colpa di Garibaldi" racconta, attraverso
                                i sogni, le imprese e le disillusioni dell' Eroe
                                dei Due Mondi, la nostra condizione di italiani:
                                cittadini incompiuti, perennemente in bilico fra
                                grandi desideri di rinascita e condanna alla pura
                                sopravvivenza.
                                Essere un popolo che "se la cava" sempre,
                                ci espone a un senso diffuso e crescente di sfiducia
                                in noi stessi.
                                La paradossale vicenda politica e umana di Garibaldi,
                                straordinario condottiero prima frenato e poi
                                trasformato troppo velocemente in monumento, merita
                                di essere riletta alla luce del nostro disagio
                                attuale.
                                Uno spettacolo documentato, divertente, amaro,
                                sarcastico, incazzato.
                                In scena con Gioele Dix, la giovane
                                attrice brasiliana Edmarcia De Andrade e il contrabbassista
                                Matteo Malavasi, uomo orchestra neogaribaldino.
Presentazione di Gioele Dix
Tutta colpa di Garibaldi. Con questa affermazione
                                un po provocatoria nella testa, mi sono
                                messo al lavoro la primavera scorsa con Sergio
                                Fantoni e Nicola Fano. Abbiamo studiato
                                a fondo la vita del grande Eroe, senza risparmiarci
                                nulla: le vicende umane, le battaglie, i trionfi,
                                le delusioni. Abbiamo ricostruito i suoi innumerevoli
                                itinerari, gli incontri, i cambi di strategia,
                                i ripensamenti. Abbiamo analizzato le condizioni
                                storiche, i personaggi, le frasi. Abbiamo letto
                                memorie, testimonianze, opinioni,
                                commenti, elogi e stroncature. Unimmersione totale
                                nella materia, per poterla possedere e maneggiare,
                                con e senza cura. Siamo diventati Garibaldi-dipendenti,
                                come tre ipotetici e tardivi volontari in
                                camicia rossa, pronti a seguirlo fra altri Mille.
                                
                                Poi  era necessario  ci siamo liberati
                                di Lui e in estate abbiamo cominciato a rielaborare
                                di testa nostra. La scrittura di un testo
                                teatrale è un procedimento dai tempi lunghi, si
                                alimenta di intuizioni fulminee, ma anche di pause
                                di riflessione. Bisogna trovare il ritmo e il
                                passo giusto. Il teatro  quando lo pensi
                                e progetti  assomiglia più a una gara di fondo
                                che di velocità, ha un linguaggio da tremila siepi
                                e non da centodieci ostacoli (anche se di ostacoli
                                ce nè più di centodieci!).
                                
                                Alla fine di novembre abbiamo pensato: ci siamo.
                                Il testo dello spettacolo Tutta colpa di Garibaldi
                                è pronto. Ora non resta che metterlo in scena.
                                Hai detto niente.
                                
                                Così, la nostra spedizione garibaldina è ufficialmente
                                cominciata il 10 dicembre alle 15. Per due settimane
                                abbiamo provato al Piccolo Teatro di Milano e,
                                giorno dopo giorno, lo spettacolo ha preso
                                forma. Il nostro comandante, Sergio,
                                lucido e paziente come sempre, sollecitava e inquadrava.
                                Edmarcia, giovane attrice brasiliana, ha
                                preso le misure e ha cercato di starmi dietro.
                                Il nostro coautore Nicola vigilava e aiutava
                                a modificare dove e quando ce nera bisogno. Roberto,
                                assistente intellettuale e pragmatico, alternava
                                suggerimenti preziosi alla fornitura di caffè.
                                
                                In quella prima fase  come è mia abitudine 
                                io ho inventato molto, anche più del dovuto. E
                                il mio metodo: improvviso attorno alle idee, sceneggio,
                                strutturo e de-strutturo frasi, concetti,
                                immagini. Combatto soprattutto con le parole,
                                ovvero cerco di farle mie, una per una.
                                Non cè niente di peggio per un attore che arrivare
                                alle prove con la parte già imparata a memoria,
                                si ritrova con una marea di battute in testa e
                                finisce inevitabilmente per seguirne nientaltro
                                che il suono. Io ormai mi conosco, se non sono
                                capace di pensare quello che dico, mi perdo.
                                Per questo, ho bisogno di tradire continuamente
                                il testo, anche se è proprio quello che ho scelto,
                                proprio quello che ho scritto con gli altri autori,
                                in tanti mesi di lavoro. Poi verranno i giorni
                                della precisione, della memoria e della costruzione
                                ferrea, tutte cose in cui Sergio è veramente
                                il Maestro.
                                
                                Il 3 gennaio riprendiamo per la stretta finale
                                (debutto a Gallarate il 19). Ci raggiungono Matteo,
                                che fa il contrabbassista e Cesare, il
                                nostro compositore prediletto.
                                
                                In molti mi chiedono con curiosità: ma come sarà
                                questo Tutta colpa di Garibaldi? Rispondo: sarà
                                uno spettacolo di narrazione dinamica, conflittuale,
                                tragica e comica. Per niente celebrativa.
                                Farà ridere parecchio, eppure sarà molto serio,
                                nel suo genere. Fra qualche settimana, scoprirete
                                perché.
Foto di Marina Alessi