Antologia di Edipo

Gioele Dix Antologia di Edipo

Antologia di Edipo

di e con Gioele Dix



“Antologia di Edipo” può essere definito come uno spettacolo in attesa di un altro spettacolo.

Gioele Dix raggiunge il palcoscenico affannato, in ritardo, a causa di un disguido organizzativo: nessuno si è preoccupato di riservargli un parcheggio per l’auto. Ha perciò dovuto girare a lungo attorno al teatro, proprio mentre moltissimi automobilisti (il pubblico accorso a vederlo) gli sottraevano via via i posti disponibili. Tutti a dirgli: “Abbia pazienza, devo parcheggiare perché vado a teatro”. E lui a tentare di spiegare, inutilmente: “Ma cosa parcheggi, che se non parcheggio io è inutile che tu vada a teatro!”. L’ingresso in scena avviene dunque in modo concitato. L’attore non ha potuto fare le consuete prove tecniche, né concordare il programma della serata. A peggiorare la situazione, trova il palco preparato per un recital di poesie: luci soffuse, un leggio e testi che non ha mai letto. Delle scenografie e dei costumi necessari al suo “Antologia di Edipo” nemmeno l’ombra. E molti altri imprevisti attendono Gioele Dix, in una serata segnata da un ininterrotto “fuori-programma”: annunci di manifestazioni locali, ospiti indesiderati, un telefono che squilla sul palcoscenico, richieste di recitare brani e personaggi che non fanno parte del suo repertorio.

In “Antologia di Edipo” Gioele Dix sperimenta con successo un genere di one man show senza rete e senza copione, un’affabulazione costruita su un canovaccio di inciampi e conflitti, che gli consentono di costruire una fitta trama di parentesi e digressioni narrative, solo apparentemente improvvisate. I monologhi preparati si mischiano alle divagazioni non programmate. La libertà espressiva dell’ impianto rende lo spettacolo imprevedibile ed esilarante. Ogni replica fa storia a sé.

Ecco cosa ne ha scritto Nico Garrone su La Repubblica.

"Gioele Dix sembra dotato di un terzo orecchio, per captare al volo pensieri, mugugni buffi, sogni patibolari di rivincita, brandelli di conversazione raccolti per strada, perfino nel foyer del teatro poco prima che inizi lo spettacolo...”


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