Il libertino

Gioele Dix Il libertino

Il libertino

di
Eric E. Schmitt

con Gioele Dix, Ottavia Piccolo
regia di Sergio Fantoni
Produzione La Contemporanea S.r.l.
e Compagnia del Teatro Moderno

Dopo "Le visiteur" ecco "Le libertin". Dopo Freud ecco Diderot.
"Mi fa rabbia essermi impegolato con questa maledetta filosofia che la mia mente non può rifiutare di assecondare e il mio cuore di smentire". Questa frase di Diderot riassume abbastanza bene il senso di quest'ultima pièce di E. Schmitt. E’ tutta lì la dialettica, la dinamica, il motore del personaggio Diderot. Il tentativo di conciliare l'inconciliabile, di cercare una mediazione tra le esigenze della felicità individuale e la morale corrente.
La "storia"? Proviamo.
Una donna, madame Therbouche, sconosciuta pittrice dei salotti mondani europei sta facendo il ritratto di Diderot. La seduta viene interrotta perché Rousseau all'ultimo momento rifiuta di scrivere il capitolo sulla morale per l'Enciclopedia. Bisogna fare in fretta, il volume è già in stampa, e l'Enciclopedia è il grande impegno di Diderot ma la filosofia è il suo grande amore. Da quel momento, tra continue interruzioni, in particolare di donne, moglie, figlia, amica della figlia, costretto ad affrontare innumerevoli paradossi, palesi contraddizioni, indotto da particolari circostanze ad argomentare sul matrimonio, la fedeltà, la gelosia, il vizio e la virtù, ad affrontare il tema del libertinaggio, del desiderio... il poveretto cerca di scrivere lui il capitolo sulla morale e le sue virtù. Un pomeriggio senza pace! Il senso dei sensi... la ragione dei sensi... del desiderio... come inseguire con la ragione l'irragionevole, multiforme desiderio che i sensi trasmettono alla mente... Un inferno per chi come Diderot predicava come unica forma di conoscenza l'esperienza sensitiva!
Ma Diderot era un autore d'avanguardia e le sue parole sembrano scritte per il nostro secolo.
Il grande merito di E. Schmitt è di restituirci tutta la modernità delle sue riflessioni, di farci sentire intelligenti divertendoci.
La commedia è ricca di ironia, di vitalità, di humour, di leggerezza. Le contraddizioni e le trappole in cui si caccia il grande filosofo ci divertono, ci fanno ridere perché sono le nostre contraddizioni. Infatti è chiarissimo che tutto il discorso riguarda noi: l'eterno mascolino, femminino, la guerra dei sessi e del pensiero. Sì, questa è la storia.

Gioele Dix è Diderot. Non si può immaginare diverso. Ne ha tutta l'esuberanza, la forza, la fantasia, la generosità e la malandrineria. Diderot era anche un grande parlatore, era soprannominato "lingua d'oro", per la sua straordinaria capacità di incantare e convincere su tutto e l'opposto di tutto. Sì, Gioele è perfetto.
Dietro l'incanto di un maturità ancora seducente e sontuosamente candida fa capolino l'intelligenza e la furbizia di Ottavia Piccolo in un ruolo finalmente divertente, e truffaldino. Una mariuola di classe.
Una gran bella coppia.

Sergio Fantoni

Foto di Tommaso Lepera


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